ARTICOLO 34 della Costituzione

[...] I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi [...]

domenica 29 agosto 2010

Affitti, stangata per gli universitari

ARTICOLO TRATTO DAL QUOTIDIANO "Il Corriere della Sera" DEL 26 agosto 2010

di B. Argentieri - A. Sacchi

MILANO - Madri e padri - sempre loro, sempre in prima linea - prendono appunti davanti alla Bocconi. Hanno con sé la cartina di Milano, «così possiamo controllare le zone». Segnano strade e numeri di telefono. Sconsolati: «Con questi prezzi è difficile mandare un figlio all'università». Per affittare un posto letto - in nero, «settimana corta, non fumatore, no uso della cucina» - servono anche 650 euro mensili. Per non parlare di stanze singole e monolocali, dove i canoni possono superare anche i mille euro al mese. «I costi per la casa - denunciano dal Sunia - continuano ad aumentare. Circa del dieci per cento in un anno. E si moltiplicano anche le irregolarità a danno dei ragazzi e delle loro famiglie».

Non basta cambiare università. E nemmeno zona. I prezzi per gli studenti sono sempre gli stessi. Carissimi. Da Brenta a Città Studi. Passando per Lambrate e via Padova. «Bisogna essere figli di papà per permettersi certe case», sospira un ragazzo. Al Politecnico le bacheche sono lungo i cortili. Sfondo rosso e migliaia di foglietti attaccati. Gli annunci sono di tutti i tipi. Una giungla. Il minimo per un posto letto (ma è un'anomalia) si aggira sui 300 euro. Però con clausule annesse. C'è scritto: «Condivisione stanza con tre ragazze. Settimana corta (dal lunedì al venerdì, ndr). Non fumatore. Luce, acqua e gas esclusi». La zona è quella dell'università. E facendo bene i conti si arriva a 325 euro al mese. In piazza Udine, con le stesse restrizioni, chiedono cinquecento euro più 25 di spese. «Certo si è in due anziché quattro, però è una follia», sottolinea Lucrezia Lozzari da Roma. È venuta con settimane in anticipo per cercare casa. «Ma è un inferno».

Dal posto letto alla stanza singola il passo è molto lungo. Soprattutto in termini di spesa. In via Eustachi, escluse le spese condominiali, si paga 750 euro. Sulla bacheca della Cattolica, una delle meglio organizzate (c'è anche online, http://educatt.unicatt.it/), ci sono anche gli alloggi in contropartita: si affittano stanze gratuite in cambio di una mano in casa, soprattutto con i bambini. Ma una camera in centro può costare anche 800 euro. I più esperti dicono che la maniera migliore, per affittare, sia internet. Tanti i siti dedicati. Non ultimo Agenzia Uni, ideato dal Comune. Poi studenti.it, bacheca.it. E ancora alloggimilano.it. «L'unico problema è che ormai gli appartamenti più convenienti sono già stati presi». E il pericolo di irregolarità cresce. Per questo Giuditta Grechi, di Sinistra universitaria e responsabile della bacheca in Statale, sottolinea: «Bisogna essere fermi sul contratto. E rifiutare il nero». Poi si può chiedere «una lista dei precedenti inquilini, così da poter conoscere in anticipo i problemi della stanza». Giuditta punta il dito contro gli atenei cittadini: «Avrebbero potuto mettersi insieme e fare rete. Aiutarci».

Non è d'accordo Dario Casati, prorettore della Statale (1.500 alloggi, quattrocento in più rispetto al 2009), da sempre attento al problema delle residenze per gli universitari: «In tre anni gli atenei milanesi hanno fatto sistema raddoppiando il potenziale abitativo della città. Abbiamo già pronti 240 nuovi alloggi e altri 200 saranno disponibili da gennaio. Con l'Aler è stata firmata una convenzione e per i ricercatori sono stati riservati alcuni appartamenti». Difesa: «Non sempre i ragazzi conoscono le nostre offerte». Consiglio per questi giorni: «I proprietari di casa stanno sparando prezzi molto alti. Meglio tenere i nervi saldi e aspettare che i prezzi scendano».

Intanto, caccia all'offerta migliore. «Ma a quali condizioni?», si domanda un padre, arrivato da Catania con il figlio. «Per stare sotto i 300 euro bisogna vivere uno sopra l'altro». Qualche conto: tra retta, affitto, vitto e libri, una matricola può costare 1.500 euro al mese. Secondo Stefano Chiappelli, segretario milanese del Sunia, il sindacato degli inquilini, in un anno i prezzi delle case per studenti sono aumentati del dieci per cento. Anche l'anno scorso era stato registrato lo stesso incremento. «Il trend non si ferma - commenta Chiappelli - e le irregolarità si moltiplicano. Vengono fatte firmare disdette in bianco al momento della stipula del contratto e gli affitti sono per lo più in nero. Sono anni che denunciamo questa situazione, ma non siamo ascoltati».

giovedì 19 agosto 2010

Nessuna università italiana tra le migliori 100 del mondo: Statale Milano 136


ARTICOLO TRATTO DAL QUOTIDIANO "Il Messaggero" del 14 Agosto 2010

di Alessandra Migliozzi

Tra le cento università migliori al mondo nella ricerca non ce n’è neppure una italiana. Almeno secondo quanto rivela l’annuale classifica stilata dall’ateneo Jiao Tong di Shanghai (l’Academic ranking of world universities, Arwu) che sarà diffusa ufficialmente a ore ma che è già stata anticipata ai media.


Tra le cinquecento realtà al top per incontrarne una del Belpaese bisogna superare la numero cento: la Statale di Milano, Pisa e la Sapienza di Roma si collocano tutte e tre fra la 101esima e la 150esima posizione. Tra la 151esima e la 200esima c’è Padova. Fra il posto 201 e il 300 figurano il Politecnico di Milano, Bologna, Firenze, Torino. La Normale di Pisa, l’ateneo di Genova, quello di Napoli Federico II, Palermo e un’altra romana, Tor Vergata, sono tra la posizione 301 e la 400.

Ancora più giù, verso la coda del ranking cinese, tra i posti 401 e 500 ci sono l’università del Sacro Cuore, il Politecnico di Torino, l’università di Bari, quella di Ferrara, Milano-Bicocca, Parma, Pavia, Perugia e Siena. A conti fatti, comunque, l’Italia piazza nella nota classifica ben ventidue atenei, quanto la Francia. Più di qualcuno, come il Politecnico di Torino, le università di Bari, Parma, Perugia, è in risalita. Anche se il vero salto verso l’alto lo fa Tor Vergata, che passa dalla fascia tra la posizione 402 e 501 del 2009 a quella fra il posto 300 e 400. Una scalata. Ferrara scende. Le prime tre università restano sostanzialmente stabili come posizione a livello mondiale e europeo.

In testa alla classifica cinese c’è il trio di colossi americani formato da Harvard (che primeggia da otto anni), Berkeley e Stanford, che si classificano nella stessa sequenza anche a livello nazionale. Il podio presenta comunque una piccola novità: Berkeley sorpassa Stanford.

Ma come vengono selezionate e misurate le università? Sono prese in considerazione tutte quelle che hanno, tra i loro ex alunni o tra i ricercatori, un premio Nobel, una medaglia Fields (il massimo riconoscimento per la matematica), quelle che producono il maggior numero di pubblicazioni scientifiche su riviste accreditate come Nature o Science o le cui ricerche sono molto citate a livello internazionale. Ogni fattore incide per una certa percentuale sullo score (il punteggio) finale.

L’aspetto umanistico non è tenuto in considerazione, la ricerca è il criterio prevalente. «E si tiene poco conto, ad esempio, anche della qualità della didattica- commenta Luigi Frati, rettore della Sapienza, che negli anni è scivolata verso il basso, dalla posizione 97 del 2005 a quella attuale-. Tenuto conto, comunque, della situazione drammatica che hanno vissuto quest’anno gli atenei italiani dal punto di vista dei fondi, il fatto che le università migliori abbiano tenuto la loro posizione è positivo. Comunque la classifica di Shanghai - continua Frati - è fortemente basata sul sistema di valutazione americano, anche per questo le università statunitensi escono sempre in posizioni molto alte».

L’Europa, invece, ne esce sempre malridotta. Tra i primi dieci atenei figurano solo le arci-famose Cambridge e Oxford. Per uscire dal Regno Unito bisogna fare un salto fino alla posizione 23, dove c’è l’Istituto di tecnologia di Zurigo. La classifica viene stilata dal 2003 e da allora si porta dietro un coro di polemiche, soprattutto per i criteri scelti per classificare le università. Tra i più critici, in Europa, ci sono i francesi che sono andati anche in trasferta in Cina per fare le loro rimostranze. Ma è servito a poco: solo tre università si sono piazzate fra le prime cento, due perdono anche posizioni. Per rispondere all’attacco cinese l’Unione europea, che ha più volte criticato la classifica, conta di predisporre, entro il prossimo anno, un proprio ranking delle università migliori.

domenica 1 agosto 2010

Agosto, attività sospese

Buone vacanze a tutti gli studenti! Ci rivediamo a settembre con tante nuove iniziative!