Milano, lezioni di omosessualità in Statale:
il corso è facoltativo ma assegnerà crediti
Accade a Scienze politiche ed è la prima volta che si verifica in una facoltà universitaria
La prima parte sarà filosofica, spiegano i docenti, e la seconda più giuridica e sociologica
di LUCA DE VITO su "La Repubblica"Un corso sull’omosessualità, con tanto di lezioni e crediti formativi da convalidare sul libretto. Succede alla facoltà di Scienze Politiche della Statale, dove giovedì 20 partirà il laboratorio dal titolo “Omosessualità: un mondo nel mondo”. Undici lezioni di due ore ciascuna che varranno il riconoscimento di 3 cfu per gli studenti di alcuni corsi di laurea tra giurisprudenza, filosofia, sociologia e storia (NDR: i corsi per cui è valido sono quelli della Facoltà di Scienze Politiche, di Giurisprudenza e, nella Facoltà di Lettere e Filosofia per il corso di Lettere e per il corso di Filosofia) che vorranno inserirlo nel proprio piano di studi. Il corso è facoltativo, ma rappresenta comunque una novità che non ha precedenti in altre università italiane. «È il primo anno che lo facciamo — spiega la coordinatrice, Antonella Besussi, ordinario di filosofia politica presso la facoltà di via Conservatorio — e credo possa essere un esperimento interessante. Probabilmente sconta ancora qualche ingenuità, ma è un modo per parlare della questione evitando scivolamenti che, purtroppo, sono ancora molto presenti al giorno d’oggi».
Gli studenti che decideranno di seguire il laboratorio per ottenere i crediti dovranno frequentare l’80 per cento delle lezioni, al termine delle quali ciascuno dovrà produrre un elaborato finale su una delle tematiche affrontate. Sulla cattedra si avvicenderanno nomi di docenti provenienti anche da altre università italiane: dal professor Lorenzo Bernini dell’Università di Verona, che illustrerà “La Queer Theory e i generi”, al professor Matteo Maria Winkler, della Bocconi, che indagherà il rapporto tra omosessualità e politica. «In generale il corso sarà sostanzialmente diviso in due parti — spiega ancora la Besussi — la prima più filosofica, nel tentativo di dare un vocabolario per leggere la questione omosessualità». La seconda più giuridica e sociologica, «che spazierà da argomenti che trattano di diritti civili, di differenze e di moralità pubblica».
Un ruolo fondamentale nell’attivazione del laboratorio l’hanno avuto gli studenti del collettivo “Gay Statale Milano”, che sono stati i primi a proporre l’idea alla Besussi. «Dopo l’attacco omofobo subito da un ragazzo in Statale lo scorso anno — spiega Fabio Galantucci, del collettivo — ci siamo riuniti convinti che in università fosse giunto il momento di fare qualcosa, anche dal punto di vista culturale. Ma la stessa cosa vale anche per il resto del paese: nelle università italiane non esistono corsi legati alle questioni di genere e l’argomento è sempre stato trattato in maniera sporadica». Una realtà, quella italiana, lontana dall’esperienza di altri atenei d’Europa. Uno su tutti l’University of Amsterdam, dove esiste addirittura un master, della durata di un anno, sotto la facoltà di Sociologia. Titolo: “Genere, sessualità e società”.
Gli studenti che decideranno di seguire il laboratorio per ottenere i crediti dovranno frequentare l’80 per cento delle lezioni, al termine delle quali ciascuno dovrà produrre un elaborato finale su una delle tematiche affrontate. Sulla cattedra si avvicenderanno nomi di docenti provenienti anche da altre università italiane: dal professor Lorenzo Bernini dell’Università di Verona, che illustrerà “La Queer Theory e i generi”, al professor Matteo Maria Winkler, della Bocconi, che indagherà il rapporto tra omosessualità e politica. «In generale il corso sarà sostanzialmente diviso in due parti — spiega ancora la Besussi — la prima più filosofica, nel tentativo di dare un vocabolario per leggere la questione omosessualità». La seconda più giuridica e sociologica, «che spazierà da argomenti che trattano di diritti civili, di differenze e di moralità pubblica».
Un ruolo fondamentale nell’attivazione del laboratorio l’hanno avuto gli studenti del collettivo “Gay Statale Milano”, che sono stati i primi a proporre l’idea alla Besussi. «Dopo l’attacco omofobo subito da un ragazzo in Statale lo scorso anno — spiega Fabio Galantucci, del collettivo — ci siamo riuniti convinti che in università fosse giunto il momento di fare qualcosa, anche dal punto di vista culturale. Ma la stessa cosa vale anche per il resto del paese: nelle università italiane non esistono corsi legati alle questioni di genere e l’argomento è sempre stato trattato in maniera sporadica». Una realtà, quella italiana, lontana dall’esperienza di altri atenei d’Europa. Uno su tutti l’University of Amsterdam, dove esiste addirittura un master, della durata di un anno, sotto la facoltà di Sociologia. Titolo: “Genere, sessualità e società”.
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