- L'imminente pensionamento della prof.sa Cantarella produrrà alcuni problemi interni al settore disciplinare di Storia Contemporanea che prossimamente il CCD dovrà affrontare
- Il presidente si congratula con la dott.sa Silvia Morosi per il brillante risultato conseguito nella laurea magistrale. Alla ex rappresentante degli studenti di Sinistra Universitaria succede nel CCD Giuseppe Borri, sempre di S.U.
- Si rende noto che si è provveduto alla traduzione del manifesto dei corsi di laurea triennale e magistrale in lingua inglese.
- Il CCD prende atto del mio sollecito inviato alle segreterie didattiche affinchè gli studenti laureati nella sessione straordinaria di febbraio possano immatricolarsi alla magistrale di Scienze Storiche prima che siano trascorsi i 5 giorni lavorativi imposti dal regolamento tra colloquio di ammissione e immatricolazione (il colloquio era stato fissato per il 24 marzo e il limite ultimo per l'immatricolazione il 31 marzo: non ci sono 5 giorni lavorativi tra le due scadenze!)
- Vengono assegnate le correlazioni delle tesi magistrali (con simpatico siparietto comico dovuto al taglio da parte del SIFA di parte dei titoli delle tesi, per la disperazione dei docenti e in particolare del prof. Canavero)
- Veniamo al punto saliente del CCD: è stato approvato dalla Corte dei Conti il D.M.17, ultimo colpo di coda della riforma Moratti. Vediamo cosa comporta (preparatevi al peggio):
A) Viene imposto ai corsi di laurea un tetto massimo di studenti sulla base di un fantomatico calcolo empirico del numero massimo di studenti assorbibili dal mondo del lavoro in quel campo disciplinare. Se un corso di laurea dovesse sforare (ma siamo ancora, fortunatamente, alla teoria) questo tetto avrà due possibilità: aumentare il numero di docenti di quel corso di laurea (perchè il calcolo comprende anche questo coefficiente) o chiudere i battenti. Ora, posto che non ci sarà modo di aumentare il numero dei docenti per il blocco parziale del turn over, i corsi di laurea saranno costretti a inserire un limite alle immatricolazioni (il famigerato "numero chiuso" ben noto a tanti studenti alle prese coi test di ingresso di medicina ecc.). Si evince come, al di là degli slogan ormai ben noti, i corsi di laurea di successo vengano penalizzati anzichè premiati.
B) Ogni corso di laurea triennale dovrà avere un minimo di 12 docenti e ogni corso di laurea magistrale dovrà averne un minimo di 8 (non potranno essere cumulabili). Per ora il corso di Storia non ha problemi a rispettare questo dettame, ma in futuro i problemi sorgeranno via via che i pensionamenti non saranno rimpiazzati dalle assunzioni (blocco parziale del turnover).
C) I singoli insegnamenti di ogni corso di laurea dovranno essere per il 60% corsi "di base o caratterizzanti". Però il decreto è oscuro e non si capisce se tali qualifiche debbano essere regolate dai dipartimenti o dalle tabelle ministeriali: la differenza è sostanziale perchè nel primo caso il corso di laurea è salvo, nel secondo è come se fosse già chiuso. Tra l'altro il DM introduce una equiparazione dei ricercatori al corpo docente effettivo, che comporterebbe un obbligo di tenere tra le 80 e le 120 ore di didattica (mentre per contratto non sarebbero tenuti a farle). Questa probabilmente non è una svista ma un atto intellettualmente disonesto: mentre da un lato si inseriscono norme restrittive sul numero di docenti di riferimento e le quote di insegnamenti di base, dall'altro si apre "per sbaglio" uno spiraglio equiparando i ricercatori agli altri docenti in modo che siano essi ad attivare quegli insegnamenti che salverebbero i corsi di laurea.
Il commento: tra colpi di coda della Moratti e caos dovuto alla pseudo riforma Gelmini (sullo sfondo dei tagli di Tremonti), l'università e le facoltà stanno vivendo un momento di incredibile confusione e apprensione. E' fondamentale che gli studenti capiscano che in gioco c'è il nostro diritto allo studio e il nostro diritto ad avere una università pubblica, libera ed aperta.
Angelo Turco - Sinistra Universitaria
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