Nel corso della seduta, fondamentale è stata la votazione dei nuovi regolamenti della laurea triennale e delle specialistiche in Storia e critica dell’arte, Archeologia, Scienze dello spettacolo ed Archivistica e biblioteconomia.
Il Regolamento delle laurea triennale ha dato vita ad un acceso dibattito riguardo lo “zoccolo” di esami che è stato posto come comune, obbligatorio e propedeutico. Tale “blocco disciplinare” prevede Letteratura italiana, Legislazione dei beni culturali, Storia contemporanea, Storia dell’arte moderna e Storia del teatro e dello spettacolo, oltre a una disciplina geografica e una antichistica. Particolarmente dibattuto è stato il vincolo – imposto agli studenti – di sostenere propedeuticamente insegnamenti come Storia contemporanea, Storia dell’arte moderna e Storia del teatro e dello spettacolo; discipline che, per quanto utilissime, non rappresentano propedeuticità rispetto alle altre materie di base dei curricula stessi.
Senza mettere in discussione la buona fede dei docenti e le difficoltà di lavoro della commissione che s’è occupata della redazione dei regolamenti, ho espresso un voto contrario rispetto al nuovo regolamento triennale di Scienze dei beni culturali. Tale posizione è dettata dal fatto che il vincolo – presente sia nel curriculum A (storico-artistico, archeologico e archivistico) che nel curriculum B (teatro, cinema e musica) – di sostenere il suddetto “blocco disciplinare” obbligatoriamente e interamente prima di tutti gli altri esami comporti un limite troppo gravoso ai fini del corretto svolgimento del percorso formativo, contingentando di fatto l’intero primo anno di corso. Se per propedeuticità s’intende la successione temporale e logica nella preparazione degli esami, la formula prevista per il regolamento non ha gli elementi per definirsi tale. Mi riferisco, in particolare, all’obbligatorietà propedeutica degli insegnamenti di Storia contemporanea, Storia dell’arte moderna e Storia del teatro e dello spettacolo; discipline che, per quanto utilissime, non rappresenterebbero vere propedeuticità rispetto alle altre materie di base dei curricula stessi, tra cui Storia medievale e moderna, Storia dell’arte medievale e altre, cronologicamente e logicamente non richiedenti particolari propedeuticità. Ciò risulta particolarmente evidente per il curriculum A, dove per sostenere esami di Storia dell’arte medievale o Archeologia e storia dell’arte greca, per esempio, sarà considerato “propedeutico” – e quindi obbligatorio – sostenere l’esame di Storia contemporanea.
Le motivazioni del Presidente sono state:
-la possibilità dello studente di compiere una scelta tra i curricula, a suo dire, più cosciente.
-la possibilità di gestire con maggiore efficienza i piani di studio.
Altra perplessità avanzata è stata l’assenza, nel gruppo degli esami obbligatori, di discipline dell’ambito disciplinare di Archeologia, Archivistica e Musica.
Tali soluzioni non possono trovare l’approvazione mia e degli studenti che rappresento in quanto andrebbero a ledere il diritto di seguire con serietà e autonomia la strada del giusto apprendimento. Nonostante sia importante tutelare gli studenti che commettono un errore nella scelta del loro percorso di studi (facilitando, cioè, la loro possibilità di cambiare curriculum in corsa), ciò non deve prevalere sul dovere da parte dell’università di garantire un corso di laurea omogeneo e serio a coloro che lo scelgono con criterio e consapevolezza.
Comprendo la necessità di semplificazione e di riduzione delle peculiarità proprie dei singoli curricula, ma un’operazione di questo tipo porterebbe a perdere quell’omogeneità e quella coerenza logica e cronologica dalla quale un corso di laurea della facoltà di Lettere e Filosofia non può prescindere.
A cura di Davide Rota
martedì 5 febbraio 2008
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