ARTICOLO 34 della Costituzione

[...] I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi [...]

lunedì 26 aprile 2010

Sara Capasso al CNSU - Programma parte 1


Quando si parla di riforma Gelmini, si commette un grave errore: finora, di riforme prodotte dall’attuale ministro dell’istruzione, non vi è traccia. In questo momento ci troviamo in una situazione di stallo che esclude qualsiasi ipotesi di rilancio del nostro sistema universitario verso i più alti standard internazionali. A peggiorare questo quadro, poi, contribuisce in modo significativo la costante riduzione delle risorse del Fondo di Finanziamento Ordinario, da cui dipende il funzionamento del nostro sistema universitario pubblico, operata dall’attuale governo. Un tale ridimensionamento dei fondi alle Università non potrà che rivelarsi una scelta miope per due motivi: da un lato l’esigenza di elevare gli standard dell’offerta formativa richiederebbero un cospicuo investimento nelle strutture didattiche e non certo una serie continua di tagli; dall’altro l’esperienza internazionale ci mostra come puntare sulla ricerca e sulla formazione rappresenti la sola chiave per assicurare al Paese uno sviluppo armonico e sostenibile. Per tali ragioni contestiamo l’atteggiamento di chi considera i tagli al sistema universitario nazionale come un modo per ridurre gli sprechi o fare economie: un Paese che non investe nell’istruzione è un Paese che decide consciamente di abdicare alla costruzione del proprio futuro.  E’ perciò fondamentale che gli studenti facciano sentire la propria voce attraverso il CNSU, per riaffermare con forza la centralità dell’istruzione universitaria e della ricerca in un nuovo modello di sviluppo basato sulla conoscenza e sulla valorizzazione del capitale umano.

La questione dei finanziamenti, però, non esaurisce da sola i problemi ormai cronici che affliggono il sistema universitario. Le questioni legate alla scorretta applicazione della riforma universitaria restano, infatti, tuttora aperte. Innanzitutto è necessario sottolineare come il tema centrale dell’autonomia degli Atenei debba essere ribadito e ridefinito nel contesto più ampio di un sistema di valutazione che sappia valorizzare le eccellenze e responsabilizzare docenti e studenti. In questo quadro la riforma della governance delle Università rappresenterà una sfida decisiva nel prossimo futuro; una sfida in cui gli spazi per il controllo e la partecipazione degli studenti non possono essere definiti al ribasso. E’ altresì necessario che si valorizzi contestualmente il percorso formativo di primo e di secondo livello. Il tentativo di riduzione dei corsi di laurea triennale non può che essere valutato positivamente; tuttavia il rilancio di quest’ordinamento non può esaurirsi a questo: è necessario trovare il modo di valorizzare l’offerta formativa di base, ridefinendone contestualmente i carichi didattici, così da renderla effettivamente spendibile sul mercato del lavoro. Per quanto riguarda il percorso delle lauree specialistiche, è necessario che a conclusione dei primi cicli di questo nuovo ordinamento si avvii una riflessione circa i risultati ottenuti; in tale percorso gli studenti non possono che avere un ruolo centrale. Il primo problema che si pone relativamente a quest’ordinamento è quello dell’accesso alle lauree magistrali: una basilare esigenza democratica ci impone di considerare come l’accesso ai più alti livelli di istruzione rappresenti una premessa fondamentale per lo sviluppo delle persone e della “società della conoscenza”. In base a questa considerazione non possiamo che ribadire la nostra contrarietà a qualsiasi tentativo di sbarrare l’accesso alle lauree magistrali imponendo accessi a “numero chiuso”: il problema del nostro Paese è quello di un numero eccessivamente basso di laureati e la soluzione non passa certo dalla limitazione all’accesso. Quelli che ci aspettano saranno anni difficili per il nostro sistema universitario. Di fronte a queste difficoltà, comunque, ritengo che sia fondamentale non perdere la voglia di immaginare un’innovazione complessiva delle nostre strutture universitarie. Solo in questo modo, infatti, sarà possibile ridare centralità al mondo dell’Università e della ricerca in Italia e proseguire così sulla strada indicata dalla cosiddetta “dichiarazione di Bologna”.

Sara Capasso al CNSU su Facebook

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