Articolo tratto dal quotidiano "La Repubblica" del 17 settembre
di LUCA DE VITO
STATALE E BICOCCA, SLITTA L'APERTURA. ANCHE IL POLI A RISCHIO RICERCATORI
Cresce il numero dei precari che di fronte ai tagli si astengono dai lavori extra contratto
Lezioni rimandate di almeno una settimana in molte facoltà e centinaia di corsi a rischio blocco. L'esercito silenzioso dei ricercatori - che ha sempre garantito la didattica negli atenei pur non avendo l'obbligo dell'insegnamento - sta facendo sentire i primi effetti della sua protesta contro il ddl Gelmini di riforma del sistema accademico.
Dopo la decisione dei ricercatori di non svolgere più tutte le attività extra contratto come esami e lezioni (formalizzata in centinaia di lettere di "indisponibilità"), in Statale la facoltà Scienze ha rimandato l'inizio delle lezioni di una settimana, Agraria e Farmacia stanno per farlo. In Bicocca il consiglio di facoltà di Psicologia ha chiesto il rinvio dell'anno accademico dal primo all'11 ottobre e almeno altre due - Medicina e Scienze - sono pronte a fare lo stesso.
Se gli sviluppi della situazione dipendono molto dall'iter parlamentare del ddl, ormai i rettori iniziano a mostrare segni di preoccupazione: "Capiamo le posizioni dei ricercatori - ha spiegato Marcello Fontanesi, rettore della Bicocca - e da parte nostra non c'è nessun atteggiamento ostile o di pressione. Ma deve essere chiaro che dobbiamo garantire la didattica".
Una soluzione drastica come a Bologna - dove il Senato accademico ha chiesto formalmente ai ricercatori se sono disponibili a tenere i corsi, per sostituirli in caso di rifiuto con docenti a contratto - sembra ancora lontana negli atenei milanesi, per il momento si preferisce la via diplomatica. Il rinvio delle lezioni infatti è stato deciso per consentire ai presidi di facoltà di organizzare la didattica senza "strappi".
"Ho dato indicazione, se necessario, di ritardare l'inizio delle lezioni - ha continuato Fontanesi - per dare alle facoltà tutto il tempo di trovare una soluzione". Stessa situazione in Statale, dove il rettore Enrico Decleva da una parte appoggia la causa dei ricercatori ("abbiamo chiesto che ci sia un impegno adeguato per dare nuovi posti ai ricercatori"), ma allo stesso tempo li richiama all'ordine e al senso di responsabilità ("dovranno comunicare per tempo se ci saranno rinunce alle lezioni, è una loro responsabilità individuale").
Nel frattempo la protesta non si ferma e le adesioni dei ricercatori aumentano di giorno in giorno. Nell'ateneo di via Festa del Perdono le facoltà più agguerrite sono quelle scientifiche - Agraria, Scienze e Farmacia in testa - dove le percentuali di adesione sono state le più massicce. Le facoltà letterarie, se non hanno ancora inviato le lettere in cui dichiarano l'indisponibilità a svolgere le lezioni frontali, non si tirano comunque indietro. "A Scienze Politiche ad esempio - spiega Piero Graglia, ricercatore - quelli di noi che cominceranno il corso svolgeranno la prima lezione illustrando i motivi della protesta".
Ai ricercatori di Bicocca e Statale si stanno aggiungendo in questi giorni anche quelli del Politecnico. Qui, dopo una prima "minaccia" di indisponibilità, firmata a metà luglio da 315 ricercatori su 580, adesso è iniziata la raccolta delle adesioni ufficiali. "Siamo già a un centinaio di conferme - spiega il portavoce Alessandro Dama - e contiamo di superare la metà del totale dei ricercatori".
All'ateneo di piazza Leonardo Da Vinci finora i ricercatori hanno potuto contare sulla sponda istituzionale dell'ateneo, incassando un parziale appoggio dallo stesso rettore Giulio Ballio: "In Senato accademico abbiamo approvato una delibera in cui condividiamo perfettamente le loro preoccupazioni per quanto sta avvenendo nelle università italiane per i tagli". Appoggio che però non si spinge oltre: "Per l'inizio dei corsi confidiamo che il senso di responsabilità prevalga. Dobbiamo mettere avanti a tutto l'interesse degli studenti".
venerdì 17 settembre 2010
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1 commenti:
"...Dobbiamo mettere avanti a tutto l'interesse degli studenti" che domani infoltiranno la schiera dei precari.
E' davvero cominciando le lezioni in questo contesto che si fa l'interesse degli studenti?
Tempo fa ho scritto a Napolitano sul tema del precariato, so di cosa parlo e ho memoria, sebbene sia stato recentemente assunto conservo memoria di quel disagio diversamente da molti colleghi.
Prendetelo come una testimonianza di solidarietà e non stanchiamoci di far sentire la nostra voce.
http://cosechedimentico.blogspot.com/2008/11/lettere-corrisposte.html
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