Pubblicato sul portale unimi.
Anticipiamo l'editoriale a firma del prorettore Dario Casati, che apre il numero di "Sistema Università" in uscita in questi giorni, e che riguarda la predisposizione, nell'attuale quadro di incertezza, del bilancio di previsione per il 2011.
Come ogni anno, in questo periodo si imposta il bilancio di previsione per quello successivo, quel 2011 che, in base alla manovra dell’estate 2008, dovrebbe comportare tagli sul Fondo di Finanziamento Ordinario delle università (FFO) del tutto insostenibili.
Si può dare per certo che la situazione, al dunque, non sarà così catastrofica e che un recupero ci sarà. Ma non è possibile prevedere di quale entità, se tale da far parlare di pericolo scampato, o se in misura comunque troppo limitata per non provocare conseguenze anche pesanti sulla vita degli atenei, compreso il nostro.
In queste condizioni il dilemma che si pone è se procedere o meno all’adempimento istituzionale del bilancio di previsione, che fatica ad essere uno strumento di programmazione, per salvaguardare l’obiettivo di consentire dal primo gennaio il pieno svolgimento delle attività istituzionali.
In questo momento, d’altronde, non conosciamo neppure l’entità delle assegnazioni di nostra competenza sul Fondo di Finanziamento Ordinario 2010 comprensive della quota dello stesso (pari quest’anno al 10%) legata ai risultati della formazione e della ricerca. E anche stimando a quanto potrebbe ammontare il Fondo 2010, non saremmo in ogni caso in grado di sapere di quanto diminuirà (che questo accada è inevitabile) nel 2011.
Negli ultimi giorni è stata ventilata la possibilità che il decreto di fine anno (quello che una volta portava il nome non troppo elegante di “mille proroghe”), nel quale saranno contenute le riassegnazioni all’Università, possa venire presentato già a novembre, anche per garantire i finanziamenti necessari alla ripresa e una conclusione positiva dell’iter alla Camera del DDL di riforma.
Se sarà effettivamente così, una parte delle nostre incertezze potrebbe risolversi.
Nell’attesa, gli organi dell’Ateneo hanno solo potuto iniziare a valutare le principali voci di spesa, a partire da quella, obbligatoria, del costo del personale docente e tecnico-amministrativo, con una previsione di 288 milioni, delle manutenzioni ordinarie e straordinarie per 15,6 milioni, delle utenze, pulizie, fitti passivi, assicurazioni obbligatorie, contratti del sistema bibliotecario, tasse e versamenti dei “tagli” allo Stato per 33,4 milioni, di ammortamenti e restituzione di capitali per altri 10 milioni. Per un totale di 347 milioni.
Ma per consentire il funzionamento dell’Ateneo, sia pure a livello di mera sopravvivenza, vanno considerati altri 28,2 milioni, per affidamenti, contratti e altre spese di personale, adeguamenti urgenti degli edifici, dotazione di dipartimenti, facoltà, centri di servizio e sistema bibliotecario e interventi a favore degli studenti.
L’entità delle principali voci di spesa obbligatoria arriva a oltre 375 milioni di euro.
Ma a fronte di quali entrate? E, soprattutto, di quali entrate a valere sul FFO?
Il relativo importo è stato di 292 milioni nel 2009. Nel 2010 potrebbe attestarsi intorno ai 280-285. Per il 2011 le ipotesi oscillano fra un minimo di 239 milioni, se venissero mantenuti i tagli, e quantificazioni più ottimistiche, legate all’entità dei recuperi. Dando per scontato che non sia possibile né un pieno recupero, né, all’opposto, il taglio programmato dalla legislazione vigente, dobbiamo graduare la spesa in base a priorità solo parzialmente identificabili ex-ante e, di conseguenza, avviare con criteri prudenziali una manovra cautelativa in attesa di dati, e di regole, più certi.
Ne derivano scenari più o meno drammatici, che in realtà divengono sostenibili solo grazie alle massicce uscite dal servizio e al blocco degli aumenti stipendiali, che riducono notevolmente il fabbisogno. Quello che ci attende rischia di essere in ogni caso, in mancanza di un effettivo recupero e del rilancio del sistema, un altro anno in cui la sopravvivenza ai minimi livelli, o poco più, rischia di divenire l’unico obiettivo possibile.
Per un Ateneo come il nostro, che nelle classifiche internazionali che contano - Leiden, Taiwan, Shangai - è primo in Italia e tra i primi in Europa per la ricerca scientifica, è una situazione avvilente, perché non ci permette di programmare e di investire nel nostro futuro e in quello dei giovani in formazione presso di noi.
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