ARTICOLO 34 della Costituzione

[...] I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi [...]

venerdì 17 ottobre 2008

Agli antipodi della nostra formazione umanistica

comunicato in merito agli effetti della legge 133/2008
a cura dei rappresentanti di Sinistra Universitaria nel C.d.F. di Lettere e Filosofia


Quasi con contrizione, sappiamo che la società civile non ci riconosce più come credibili attori della ricerca e del dibattito, preferendo l’obiettività granitica di una pervasiva classe giuristica, medica e ingegneristica. Soffriamo di un’inguaribile senilità, anagrafica e intellettuale. La carenza di prospettive lavorative, per noi studenti umanisti, è ormai proverbiale quanto le barzellette sui carabinieri. I pochi finanziamenti concessi alla nostra ricerca, così formativa ma altrettanto intangibile e nobile, sono una realtà con cui facciamo di anno in anno i conti. Dunque, per noi, la batosta che arriverà dalla sciagurata legge «Gelmini» suona, più che come un drastico taglio, come una beffarda e crudele missione punitiva contro un’ambulanza sgangherata in una periferia già desolata.

Già l’abolizione delle SILSIS aveva sbarrato uno sbocco naturale per molti dei nostri studi. Sei mesi di governo, 133 anni di danni: la riduzione progressiva del Fondo per le Università, unita al blocco del turn over per le assunzioni, genera una miscela esplosiva in grado di gettare un sudario sulla didattica e sulla ricerca umanistica. La biblioteca di Filosofia è costretta a chiudere il mercoledì mattina; molti salti mortali dei direttori delle biblioteche, dalla SA.FM a Lingue, sono a rischio di vanificazione, in una Facoltà che vive e pulsa intorno al suo sistema bibliotecario; borse di studio e di dottorato (calate, rispetto all’anno scorso, da 27 a 22), affidamenti, laboratori, mete Erasmus e persino stipendi di ricercatori e docenti a serio pericolo di ridimensionamento per l’impossibilità di chiudere i bilanci.

Un patrimonio di studenti in crescita, una varietà e novità nei nostri indirizzi di studio, docenti, in non pochi settori, tra i migliori in Europa: tutto ciò rischia di essere esportato o buttato a mare. Un sano revisionismo sui libri di storia, una buona dose di razzismo distribuito e giustificato, un mercato editoriale e mediatico pressoché monopolistico, un veto ipocrita e clericale di fronte a qualsiasi espressione artistica provocatoria e innovativa, uno spirito di ricerca e approfondimento vivace solo se veicolato da Mediaset o se rivelato da Ratzinger: gli ingredienti della politica culturale di questo governo di destra sono agli antipodi di qualsiasi coscienza critica umanistica. Amica di Formigoni e della Moratti, special guest al meeting di Rimini, la Gelmini certo non può essere bersaglio critico dei rappresentanti di Comunione e Liberazione, alias Obiettivo Studenti, fermi da tempo in un taciturno antitremontismo: prima regoliamo i conti in Forza Italia, poi pensiamo a salvare l’Università. Beata ignoranza!

Complice un’informazione figlia del nostro declino, ampio risalto hanno assunto proteste forzate, quali solo elementi esterni alla nostra Facoltà sono in grado di proporre. Non abbiamo nel nostro corpo docente un avversario ideologico contro cui inscenare colorite occupazioni, ma piuttosto una variegata realtà con cui istituire un dialogo nel merito, a partire dalle lezioni, sedi privilegiate del confronto. D’altro canto, in forte ritardo e in maniera piuttosto moderata, il nostro Senato Accademico ha levato una protesta approvando una mozione contro la legge «Gelmini». Il Consiglio della nostra Facoltà si appresta a sottoscrivere questa mozione: coscienti dei suoi limiti, noi la sosterremo con senso di responsabilità, a condizione che ciò produca momenti di confronto e protesta comune tra docenti e discenti, sia pure necessitanti costruttive sospensioni dell’ordinaria attività didattica.

Pochi avrebbero immaginato, a quarant’anni dal 1968, che sarebbe stata necessaria una nuova mobilitazione per l’Università e per il Paese, irrimediabilmente in declino senza una solida prospettiva di ricerca. Oggi, questa lotta, ci tocca di nuovo e ci investe, quasi a invitarci a celebrare, a denti stretti, questo quarantennale: come studenti, per una Facoltà pubblica e laica, non privatistica e televisiva perché affamata e ridotta agli stenti; come umanisti, perché a chi vuole scipparci il rilievo che ci rimane nel dibattito civile e culturale, sapremo opporci con armi ben più raffinate di quei quattrini in meno con cui credono di metterci nell’angolo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Testo semplicemente delirante e immagine di cattivo gusto.
Non è questa la rappresentanza che voglio.
Non vi voterò più la prossima volta.

Anonimo ha detto...

A distanza di tanti anni inizia ad essere possibile valutare alcuni aspetti del '68. Siccome sono convinto che ciò che viene dopo sia il prodotto di ciò che viene prima, sono convinto anche che il '68 vada valutato su ciò che ha saputo produrre. Quindi il mio giudizio non può che essere quanto mai negativo, pur concedendo a molti sessantottini la buona fede (quella non la si nega quasi a nessuno). Il '68 ha contribuito in modo determinante allo sfascio della scuola e alla svalutazione della figura dell'insegnante e ha aperto le porte all'odierna pessima situazione. La sinistra continua a preferire di sovrapporre alla realtà la sua ideologia, ponendo le basi per il suo eterno fallimento. Un nuovo '68? risparmiatecelo!

Dellground ha detto...

Che brutto essere studenti in Italia nel 2008..
E' doveroso unirsi e non lasciare che questa politica degenerata ci trascini nel baratro come da anni sta facendo. Tutto ciò che sta succedendo è grave, ci stanno mettendo alle corde, la loro "scuola" si chiama televisione si chiama "istituto privato" (3 anni in 1 ed esci ancora più rincoglionito di prima..)Stanno smantellando in pochi mesi secoli di cultura umanista a suon di riforme, decreti e cazzate varie. Qua se non facciamo qualcosa finiremo davvero per essere "ghettizzati" como uno sparuto gruppo di gente interessata allo studio e alla vera informazione.